“Coltivo un’illusione: che la mia opera si ascolterà ancora nel 2020 come nel 3000”, fu ciò che disse Astor Piazzolla, il maestro che rivoluzionò il tango. Quest’anno, Astor Piazzolla, avrebbe compiuto 100 anni. Nacque a Mar del Plata l’11 marzo del 1921 da genitori italiani immigrati in Argentina. Quella sua illusione, come lui la definì, ad oggi non è poi così distante dalla realtà. Piazzolla risulta infatti ancora centrale nel panorama popolato dagli artisti del tango. Inoltre, continua ad essere la figura di paragone con i musicisti che lo hanno preceduto e il riferimento per tutti quelli che sono venuti dopo di lui.
Sviluppò un tratto culturale locale, popolare e tipicamente tradizionale come il tango, in un linguaggio artistico complesso e sofisticato. Infine, lo trasformò in un fenomeno culturale mondiale. Piazzolla ci riuscì grazie alla credibilità conquistata come compositore ma anche come virtuoso dello strumento sul quale principalmente nascevano le sue composizioni, il bandoneon, uno strumento che gli immigrati tedeschi avevano portato in Argentina all’inizio del Novecento. Una sorta di grande fisarmonica in cui è prevista la diteggiatura sui bottoni sia per la mano destra che per la sinistra. Il padre gliene aveva regalato uno per il suo nono compleanno. Proprio sul bandoneon nasceranno le melodie di Piazzolla che hanno fatto del tango non più soltanto una musica da ballare ma anche da ascoltare nelle sale da concerto.
All’inizio degli anni Sessanta grazie al lavoro con il suo quintetto Tango Nuevo imporrà un inedito vocabolario armonico e ritmico e sorprendenti tratti sperimentali come dissonanze, cambi repentini di tempo e di atmosfera che tenevano sempre viva l’attenzione degli ascoltatori. Con la complessità di brani come Libertango, Oblivion e Vuelvo al Sur in cui Piazzolla dimostrava di aver ascoltato i maestri del tango ma metteva anche a frutto gli studi di pianoforte classico e gli ascolti del jazz, la sua musica lo impose all’attenzione delle platee in America Latina e in Europa ma incontrò sin da subito anche le critiche dei puristi che consideravano il tango un patrimonio da difendere, quasi un vessillo sacro della tradizione nazionale. E nulla contava aver coltivato quella cultura sin da bambino, dimostrando di poter competere alla pari anche con i più grandi.
Era ancora poco più di un ragazzino quando conobbe Carlos Gardel che lo volle con lui nel film El dia que me quieras e volle suonare con lui. Fu però dopo il trasferimento a Buenos Aires a 17 anni che Piazzolla divenne un musicista professionista e firmò le sue prime composizioni. Ci vorranno quasi dieci anni per formare il suo primo gruppo con il quale suonava tanghi tradizionali ma sempre con un approccio moderno tanto da suscitare grande scalpore nel 1953, quando firmò il pezzo Buenos Aires che prevedeva l’uso del bandoneon all’interno di un’orchestra classica.
Viaggia, si trasferisce a Parigi, poi a New York, e nel 1960 torna a Buenos Aires. Qui Piazzolla è pronto a far partire la sua rivoluzione con il Quinteto Tango Nuevo. Nel 1965 il suo concerto alla Philharmonic Hall di New York diventa un album di grande successo, quindi ecco la poesia in musica di Jorge Luis Borges e di Horacio Ferrer con l’“operita” Maria de Buenos Aires e la serie delle tango-canciones come Balada para un loco.
Con il ritorno al governo dei militari in Argentina, Piazzolla viene identificato sempre più come il nemico della tradizione e dunque della patria. Un attacco portato con tale durezza che nel 1973 in seguito a un attacco di cuore viene ricoverato e poi decide di trasferirsi in Italia. E’ qui che scrive una delle sue composizioni più famose, Libertango. Venne poi inserita nell’omonimo album che lo vede al lavoro in uno studio di Milano nel 1974 con un gruppo di musicisti italiani tra i quali Pino Presti e Tullio De Piscopo.
Negli anni Ottanta, con il ritorno nella formazione di quintetto del Nuevo Tango, Piazzolla realizza il miglior album della sua carriera con Tango. L’album Zero Hour avrà anche un seguito con The Rough Dancer and the Cyclical Night. Fu un successo di critica e pubblico che lo porterà a esibirsi nel 1987 al Central Park di New York. I problemi di cuore, nel 1989 non gli impediranno di lanciare due ultime provocazioni. La prima con la formazione di un sestetto in cui affianca due bandoneon, soluzione fino a quel momento inedita. La seconda nel 1990 con la collaborazione con il Kronos Quartet per l’album Five Tango Sensations. Due anni dopo, il 5 luglio del 1992, muore a Buenos Aires lasciando al mondo una ricca eredità di composizioni. Oggi rimane una delle figure artistiche chiave del Sud America e uno dei musicisti più importanti del ventesimo secolo.
Fonte: Carlo Moretti, “Repubblica ” 11 marzo 2021 (Centenario nascita Piazzolla).
Ora che sai tutto sul tango, noi di Studio Tango Roma siamo pronti ad accoglierti ed insegnarti quest’arte. Ti aspettiamo!
WhatsApp us